I DADI DI DIO di Mario de Candia e Patrizia Ferri - 2010
Testi critici

Nello Zibaldone Giacomo Leopardi parla più volte dell’immagine: osserva che il poeta non deve porre accanto all’altra due immagini di una stessa cosa; nota che la bellezza di certe immagini sfugge a chi non ha molti ricordi delle cose; per esempio, chi non ha mai contemplato il mondo non può gustare l’immagine che ne fornisce il poeta e cita un passo di Virgilio, dalle Georgiche, per dimostrare che un’immagine è tanto più bella quando è appena accennata e appunto perciò “obbliga l’anima piacevolmente all’azione e non la lascia in ozio”. Sarebbe più semplice guardare il mondo senza la preoccupazione di istituire confronti, di trovare qualcosa che somigli a ciò che cade sotto i nostri occhi. E’ strano questo nostro bisogno di paragonare, di dir subito, appena davanti a qualcosa, “è come un’altra, simile ad un’altra, dà l’idea di un’altra”: come per praticare un gioco: infrangere lo specchio della realtà ed in ogni frantume non vedere che se stessi.
Ma l’arte è tutta un balenare d’immagini, anche frammentate, anche in opposizione e, soprattutto, immagine di un sé sempre al lavoro.
La storia dell’astrazione è lunga e variata. Decidere dove collocare l’inizio di questa storia implica l’assunzione di un elemento di interpretazione, sempre, comunque, messi alla prova da approcci e mete differenti e qualche volta contrari nel processo di liberazione del colore e della forma dalla loro funzione mimetica così come in quello di abbandono del realismo dell’oggetto. Nei lavori di Adele Lotito gli elementi formali e linguistici si collocano dinamicamente in uno spazio pittorico con chiari riferimenti all’arte astratta in generale. In questo lavoro, in particolare, una qualità individuale ed una spiritualità personale e caratteristica vanno oltre i formalismi ed occupano il centro della scena. Questo peculiare carattere dell’opera di Lotito fa uso di specifiche connotazioni dei linguaggi formali dell’astrazione, ma non guarda all’arte astratta da punti di vista e considerazioni analitiche o storiche. Al contrario, il suo approccio è indipendente e, nella scelta dei mezzi espressivi ( fumo, lettere, numeri), quasi impertinente: fa uso di elementi attrattivi interni al linguaggio dell’astrazione e li combina con un nuovo modo di “dipingere”, dando così espressione ad un senso e valore estetici assolutamente moderni e contemporanei. Lotito insiste sul potere immanente in ogni immagine; confida nella efficacia dell’opera, nell’immagine visuale come un produttivo mezzo psicoattivo che è capace con le sue composizioni e motivi di mettere in moto processi mentali ed emozioni oltre la sfera del normale e del profano: come per diradare il fumo che avvolge il nostro mondo chiuso in gabbia.